Calto

L'etimologia più accreditata per il nome "Calto" deriva dal termine toponomastico leponzio Κάιτό, che significa "rifugio" o "difesa", simile al latino arx o al gallico catus, comune nella toponomastica celtica. Gli insediamenti originari sorsero su dossi affioranti dalle paludi locali, e il nome appare già in documenti dell'XI secolo come Cadalto o Cavalto. Nella zona dei Colli Euganei, calto è sinonimo di ruscello o fosso scavato.

Sebbene manchino fonti documentali certe, si presume che i Longobardi siano arrivati nell'area di Calto nel VII secolo d.C. Questo è suggerito da alcuni toponimi locali e dall'uso del termine longobardo arimanna, che indicava sia i guerrieri liberi che le zone di confine. Già nel 754, Calto era un borgo strategico, menzionato nella Promissio Carisiaca, in cui Pipino il Breve prometteva la restituzione dei territori all'Esarcato.

Nel XI secolo, con Sigfredo e Matilde di Canossa, si avviò la costruzione di castelli e monasteri, tra cui uno a Calto, che collegava il fiume Po al monastero della Vangadizza. Dal XII secolo, il borgo passò sotto vari domini, tra cui i Canonici Lateranensi e successivamente i marchesi di Ferrara, diventando un presidio militare e doganale strategico.

Nel 2011 e 2012, Calto fu colpita da due terremoti, che danneggiarono la chiesa parrocchiale. Dopo restauri, la chiesa è stata riaperta nel 2016, e nel 2013 è stata costruita una nuova sala comunitaria donata dalla Caritas.

Calto oggi è il luogo ideale per chi cerca una fuga dalla vita frenetica della città. I visitatori possono passeggiare tra i suoi pittoreschi vicoli, ammirare le sue chiese storiche e godere della tranquillità della campagna veneta.

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